Restauro acquasantiera di Serpentiero il legno dorato e laccato

OGGETTO
Acquasantiera in legno dorato e laccato; l’oggetto ha una cornice dorata con volute, vasca nella parte bassa e angioletti nella parte alta e centrale. All’interno bassorilievo policromo raffigurante santo con aureola con in grembo una una pecora.
Altezza: 40cm
Epoca metà 1700, bottega dello scultore biellese Serpentiero.

STORIA
“La bottega dei Serpentiero

A partire dal Seicento, si distinse nella scultura in legno la famiglia dei Serpentiero di Sagliano, che per oltre un secolo e mezzo eseguì impegnativi lavori in molte chiese del Biellese. Il più famoso di questa dinastia fu Pietro Antonio (1732-1814), figlio di Carlo Gaspare, autore insuperato di Vie Crucis in altorilievo (Sagliano, Tavigliano, San Giuseppe di Casto), mobili di sacrestia e pulpiti (Sagliano, Miagliano), candelieri (Piedicavallo), confessionali, tabernacoli, crocifissi processionali, reliquiarî (Campiglia Cervo), portali e altre realizzazioni in molti comuni del Biellese.”
Tratto da Unione Montana Valle del Cervo La Bursch

STATO DI CONSERVAZIONE

L’acquasantiera è in discrete condizioni per quanto riguarda le lacune di gesso, sia nella parte policroma che nella parte dorata; la parte dorata della cornice esterna è completamente ridipinta con oro porporina.  Il legno è in buone condizioni; non presenta fessurazioni né tarli.

RESTAURO

Con l’aiuto di un blando sverniciatore ho provveduto alla totale eliminazione della ridipintura con oro porporina. Una accurata pulizia è stata ottenuta con l’ausilio di solvente nitro che permette la rimozione totale dei residui di sverniciatore. La pulizia ha evidenziato un’alternanza tra doratura e argentatura nella cornice: le volute e la vasca sono dorate mentre i puttini sono argentati.
Dopo una pulitura del quadro centrale, ho consolidato con i distacchi di gesso e ho proceduto nella doratura e argentata tura delle parti mancanti. Con gesso a oro e colla di coniglio ho colmato le lacune; quindi, dopo averle carteggiate, le ho coperte con bolo della stessa colorazione di quello esistente.
Le integrazioni sono state fatte con oro in foglia 23 K ¾ (fogli 8×8) per le parti dorate e con argento in foglia (fogli 9×9) con l’ausilio di una miscela di acqua, alcool e colla di coniglio: l’acqua è la base per il guazzo, l’alcol serve a decerare leggermente le parti originali e la colla, aggiunta in piccola percentuale, per rafforzare il guazzo.
Brunite la parti ridorate e argentate con pietra d’agata, ho sfumato i contorni dei fogli d’oro e argento con paglietta fine e cera d’api diluita in essenza di trementina. Il lavoro di restauro è terminato con la patinatura delle parti con oro ed argento nuovo ,effettuata con alternanza di tempera diluita in acqua e fiele di bue e cera d’api.
Per la parte centrale policroma, ho colmato le lacune con stucco in pasta; con tempere le ho integrate pittoricamente. Con cera addizionata con terre naturali ho ricreato la patina.
L’acquasantiera è stata poi protetta con cera d’api trasparente.

CONSIDERAZIONI FINALI
Spesso mi trovo a dover ripulire un oggetto in legno dorato da una copiosa ridipintura in oro porporina. Cos’è l’oro porporina? È una polvere metallica con colorazione simile all’oro che, mescolata a un medium grasso, diventa una pittura. Se ne trovano in commercio di svariate gradazioni, dall’oro pallido all’oro ricco, simile al bronzo.
La porporina è di facile lavorazione, si stende a pennello, ha una buona resa e nell’immediato è molto lucente. Essendo però una polvere metallica e non polvere d’oro puro, nel tempo si ossida, perdendo così la sua bellezza iniziale, diventando prima verdastra e poi scura.
Il medium della porporina può essere diverso e la conseguenza è che non tutte le porporine possono essere tolte facilmente. Spesso la loro rimozione è impossibile, con un danno enorme sull’oggetto originale.
Il mio consiglio? Se usate la porporina fatelo solo per piccoli ritocchi o, al massimo, su oggetti di poco valore. Quello che splende oggi, domani sarà un oggetto brutto, scuro e rovinato.

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